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Patrizia Stefanelli , vice presidente e direttore artistico dell'Associazione Culturale Teatarale Mimesis, propone autori contemporanei, articoli e argomentazioni su testi di prosa, poesia e teatro. Notizie sul Premio Nazionale Mimesis di poesia e sul Concorso Internazionale di poesia "Modernità in metrica".

06 Jan

"Il Comunista" libro di poesie di Giovanni Martone

Pubblicato da Patrizia Stefanelli

"Il Comunista" libro di poesie di Giovanni Martone

PREFAZIONE DI GIANFRANCO DOMIZI E MARZIA SCHENETTI

 

 

 

 

POESIA e NATURA in GIOVANNI MARTONE

 

 

 

“Poeta” lo diventai, attraverso un lungo giro attraverso la musica, che mi ha portato anche al Rap!

Parafrasando Totò, Giovanni “modestamente lo nacque”.

E di questa sua spontaneità nello scrivere (e di questa mia maniacalità per suoni e accenti) talvolta si parla nelle nostre conversazioni davanti a un bicchiere di vino …

… che è poi il motivo di questa mia chiosa, non essendo io “un nome”, né della poesia, né della critica. (e questa scelta di Giovanni ovviamente mi onora.) Poi, per fortuna, si parla anche di altro. Perché pur scrivendo entrambi, e pur coltivando entrambi questa passione, nessuno dei due osa definirsi “poeta”, ed anzi qualche battutina ogni tanto ci scappa su questo mondo così pieno di “vati” e “veggenti” autocertificati.

 

Ma in che senso Giovanni “nacque” poeta?

Di tutti i possibili significati della nascita, io sottolinerei quello della “naturalità” (è vero che esiste il “parto naturale”, ma tutti i parti in fondo lo sono, perché avvicinano la donna e il figlio, o la figlia, alla natura, e, di conseguenza, anche il padre, la famiglia tutta e il genere umano). Quindi, la poesia di Giovanni è una poesia “naturale”, e non solo nel senso più ovvio: parlare della natura, e farne simbolo pregnante della condizione umana (rastrelli di giorni … nuove primavere dal ramo verde ... radici nel terreno umido … concimo col letame il cervello, paglia secca con cacca di gallina ...).

E' “naturale” perché la sua ricerca, che è comunque profonda, è tuttavia completamente priva di “sforzo”. Egli passa da un tema all'altro, seguendo i suoi interessi di persona e di uomo … non è un monotematico dell'amore, dell'esistenza, o dell'impegno sociale. E porta in poesia qualsiasi possibile tema interessante e appassionante, così come dovrebbe essere, del resto, perché la poesia autentica non è rincorsa di temi “trendy” e “sublimi” (trendy perché sublimi), ma riflessione “cantata” su tutti i possibili temi della vita.

 

Il “canto” di Giovanni è esso stesso “naturale”. Anche quando riecheggia metriche e rime, non lo fa mai in modo ossessivamente preciso, ma coinvolge questi stilemi formali nel discorso, e nella sua intenzione di comunicare.

Il risultato è una poesia così “musicale” che io, da musicista, quando l'ascolto, ci sento già dentro una canzone che potrebbe essere scritta con grande facilità. (Giovanni, come paroliere di canzoni, sarebbe la gioia di ogni musicista, in quanto non si limita ad ispirare le note, ma le fa girare nell'aria, pronte ad essere colte).

 

Stiamo parlando insomma di una poesia estremamente “naturale”, sia nella scelta dei temi che nella musicalità.

Ma, last but not least, Giovanni è un poeta “vecchio” (ho tanti capelli bianchi quanti i timori nascosti) …

… ma non “per vecchi”!

Avete presente quella retoricissima frase secondo cui l'età è quella che si sente? Magari c'è una parte di vero, ma se un 50-60-70enne “sente” di essere un 20-30enne, qualcosa deve essere andato storto! Gli anni vanno vissuti. Così è per Giovanni, e per altri che spero possano essere suoi buoni lettori.

Giovanni ci parla di cose primordiali ed attuali, come, per l'appunto, la natura, ma ci parla, contemporaneamente, del Novecento (ho giorni e anni da raccontare).

A partire dal titolo, “Il Comunista”, che fa riferimento a un'utopia (o forse a una scienza, almeno secondo Marx) che fu molto diffusa, e che oggi, a causa del tradimento di alcuni (non ho contato le bandiere, cambiavano sempre colore), o dell'indifferenza, oppure della stanchezza di noi molti (o anche dell'ingenuità: l’allevatore di guardia alle galline ha messo la volpe … il risparmiatore ha consegnato i suoi risparmi nelle mani del ladro), rischierebbe di diventare un reperto muto.

 

Il pregio di Giovanni è di parlarne e parlarcene senza indignazioni preconfezionate.

Non cerca, come dicevo, il tema utile a ricercare il consenso di chi già la pensa come lui, ma guarda alla realtà di oggi con gli occhi di chi ha partecipato alla Storia, e quindi ha qualcosa da dire ai coetanei, ma, a mio parere, soprattutto ai giovani, che non sanno, ma potrebbero imparare a conoscere l'attualità di vecchie vicende:

mio ultimo Presidente Partigiano … nelle crepe del tuo lungo esilio si animano vecchi fantasmi e il tuo sangue secco si scioglie, nel Confino tra cielo e mare gabbia senza più la parola.

 

Giovanni ci parla infine di una speranza … una speranza dagli esiti incerti: un vero affare solo una promessa (da vendere) alla voce dei cortei dimenticati, alle ombre sui cancelli di fabbriche morte, all’uomo che invecchia sul lavoro, ma che vale la pena di custodire.

E così ce la testimonia: Mi vesto da uomo libero sdraiato sul divano, ho l’udito, la vista e forza di gridare con voce alta, io tifoso di calcio per la squadra del cuore. Resta oltre il mare il mio essere assente nel presente.

 

 

 

                                                                                              Gianfranco Domizi

 

 

 

 

POLITICA e RELIGIONE

 

 

 

Non conosco approfonditamente Giovanni. Lo conosco soprattutto attraverso i racconti di Gianfranco, e da oggi attraverso l'anteprima della sua silloge: “Il Comunista”. Ma vedo in lui un triplice sguardo (dialettico) nei confronti della realtà che mi interessa e coinvolge.

Due forme e tipologie di “sguardo” già compaiono nel breve scritto accompagnatorio di Gianfranco, e sono: “Natura e Storia”; poi, dentro quest'ultima: “Novecento” e “Contemporaneità”. Ne aggiungerei un terzo: l'approccio “politico” di Giovanni, evidente nel titolo della silloge, esplora, con profonda unità di stile, aspetti vicini e lontani. E quindi: “Locale” ed “Internazionale”.

 

Gli aspetti drammatici d'una quotidianità minuta, a cui ci siamo oramai abituati (e non dovremmo): il vuoto si riempie di gente curiosa, una ladra, solo una vecchia ladra;“Marito e moglie venditori ambulanti si tolgono la vita”,“Perdonateci non avevamo più niente per vivere”, due titoli di giornale per la stessa vicenda …

… oppure … Due misere righe, ventesima pagina, tutta qua la tua vita: A.P. agricoltore si da fuoco …

si accompagnano, nella parte centrale del libro, alle storie di Siriani, Nigeriani, Congolesi, alla morte di Giulio Regeni, alle migrazioni internazionali.

Tutte queste vicende vengono ulteriormente attraversate da due temi: la povertà, a cui è dedicata un'intera sezione del libro, e la “religiosità”.

 

Come è noto, il “comunismo” dovrebbe accompagnarsi, a rigore, non con la religiosità, ma con il materialismo e con l'ateismo. Per altri versi, “comunismo” e “religiosità” si sono incontrati per decenni nella vita pratica di milioni di persone: ad esempio, Peppone e Don Camillo rimangono espressioni sufficientemente veritiere di realtà che ben conosco, essendo la saga ambientata a Brescello, nel reggiano, a pochi chilometri da casa mia.

Ma questa è Storia. E pur essendo il libro di Giovanni intriso di Storia (e di “Novecento”), quello che a me interessa e coinvolge della sua visione è il sentimento (la “preghiera”), talvolta anche il ri-sentimento che attraversa entrambe: “politica” e “religione”.

 

Senza dare risposte, o sentenze. Perché alla “Domanda” che apre il libro (Ho nella testa il tarlo dell’uomo padrone dell’uomo con catene di povertà), una vera “Risposta” non c'è, e non può esserci.

Quella di Giovanni, a fine libro, ci lascia sospesi fra speranza (“dono”) e incapacità di noi tutti ad ascoltare:

Hai libero arbitrio, sei popolo sovrano, a te è stato dato il diritto, il diritto di scegliere, un dono che non si comprende, e per questo dono sono qui a parlarti, a parlarti da 2.000 anni.

 

 

 

                                                                                              Marzia Schenetti

 

 

"Il Comunista" libro di poesie di Giovanni Martone
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