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Patrizia Stefanelli , vice presidente e direttore artistico dell'Associazione Culturale Teatarale Mimesis, propone autori contemporanei, articoli e argomentazioni su testi di prosa, poesia e teatro. Notizie sul Premio Nazionale Mimesis di poesia e sul Concorso Internazionale di poesia "Modernità in metrica".

24 Oct

Patrizia Stefanelli legge Christo Lyricum Carmen di Mauro Montacchiesi.

Pubblicato da Patrizia Stefanelli  - Tags:  #Poesia, #Patrizia Stefanelli, #Associazione Culturale Teatrale Mimesis, #Roma, #Mauro Montacchiesi, #Christo Lyricum carmen

Patrizia Stefanelli legge Christo Lyricum Carmen di Mauro Montacchiesi.
Mauro Montacchiesi

Mauro Montacchiesi

Patrizia Stefanelli

Patrizia Stefanelli

 

A Venere, dea dell’amore, è dedicato l’inno che apre la raccolta poetica “Christo Lyricum Carmen” di Mauro Montacchiesi.  A Venere il nostro autore chiede poesie da ascoltare. E’ lei che indugia nelle pupille avide di Bellezza e il creato tutto si distende al suo sguardo: (…) Venere luminosa/ della sera prima è la stella/ tra cristalli di ghiaccio che fa capolino/ a spiar l’innamorate pupille/… e l’anima parla, tentando un approccio alla ragione spogliandola di inutili “ sistemi” verso la ricerca di unità necessaria ad una vita semplice.
Il saggio è un principe poiché ha disintegrato la schiavitù dell’ipocrisia (Il saggio).  Il segno dell’ipocrisia è legato alla presunzione di sé, a credersi ciò che non si è, alla simulazione di  buoni sentimenti. Disintegrare tale vizio è sinonimo di libertà. Un essere libero è faro di luce ma la luce acceca e il popolo non riesce a guardarlo se non con sospetto. Paradossale situazione, contraria a quella dell’ipocrita che invece riesce , apparentemente, a comunicare di più. Spogliarsi di ogni maschera equivale a nutrirsi della sapienza che viene dal cielo e vola verso il cielo. Siamo quel che pensiamo, infine e, come insegna Mejerchol'd, se anche una piccola parte di noi si muove, tutto di noi si muove con essa. Ci dice il Poeta: la tua mano mi dice che il tuo corpo libra/ il tuo corpo mi dice che il tuo cuore freme. Anima e corpo sono un tutt’uno e chi ascolta sa cogliere la preziosità dell’atto  che chiama all’unicità l’essere che vive in armonia. Fra tramonti, albe e notti stellate riverbera la piccola fiamma che il Nostro cerca e riconosce nei deliri, nelle acrobazie mentali, nelle mostruose chimere che viaggiano tra la plausibile ragione e poesie clandestine. E’ tutto un rivolgersi al cielo, lo sguardo. La natura umana si rapporta e si specchia in un cielo ora sereno, ora tempestoso. E’ un continuo perdersi e ritrovarsi nel gemmare di Flora-primavera attraverso una natura centellinata in particolari realistici di tempesta e quiete e che pure si fa “altrove”, idilliaca in uno spazio-tempo nuovo.  La salita sulla costa rocciosa della vita è dura, ci dice, spesso angosciosa e intessuta di ambizione. Basterebbe fermare lo sguardo dove la montagna maestosa sembra svanire/ e smarrirsi tra flebili vagiti,/tra scintillanti arabeschi/… un Crocifisso di legno corroso dal tempo,/un Cristo ferito, nudo e abbandonato. Il Suo Sacro Cuore. ( Christo Lyricum Carmen)
Una poetica che, per immagini e frammenti, aderisce all’attesa, all’ideale dei valori più importanti quali l’amore che viene dal Divino splendore. Non manca di ironia quando adotta la rima, in versi liberi o in polimetro, sorprendendo tanto da far sorridere. Dall’amore sublime e platonico per la donna, alla carnalità dell’afflato di Opporti resistenza. In: Manuela, il tuo amore,  l’autore riversa in una prosa poetica, come cascata, i suoi versi raccolti qua e là da tante poesie. Come acqua fluente dice alla “donna” che tutto è lì racchiuso ed è una festa pur non arrivando, quell’amore, alla malinconia della sua valle. Sembra aver oltrepassato il fondo, il poeta, e ci dice che oltre esso, attraversando il labirinto della mente centripetata da un maelstrom, inopinato, si trova l’amore (Fiore di Venus).

(…) Non c’è uomo che possa vantarsi/d’esser sapiente/ se la pioggia grigia/ non conosce!/ La pioggia grigia/ che da ogni cosa/ lo rende alieno,/ con la sua inesorabilità,/ con il suo dolce,/ inquietante dolore. ( In questo giorno) E’ la pioggia che ti cade dentro, che bagna inesorabilmente la tua essenza, che non puoi e non vuoi fermare e ti rende uomo. E si cresce, portando dentro le sensazioni e le memorie che fanno di noi un crogiolo emozionale. In Romano de Roma, Montacchiesi ci porta attraverso i luoghi del suo abitare la vita. In “Papà” ci porta per  le strade, ci fa conoscere i personaggi e le persone, il sapore del  buon vino dei Castelli all’osteria di Quinto!   Tra mezzi litri e pallette, sgranocchiando bruscolini,/ alla fine ero ubriaco anch’io!/ Povera mamma, quando tornavamo! Tanti punti esclamativi, tanta voglia di trasmettere il senso del suo “sentire” anche in diverse lingue, di cui il Nostro è edotto.
La vita è stupenda dice Mauro Montacchiesi nella poesia che chiude la raccolta aprendo alla speranza di un mondo migliore.

 

 

Patrizia Stefanelli

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