Sui cigli delle viole di Patrizia Stefanelli http://nazariopardini.blogspot.it/2014/12/maria-rizzi-su-abitami-di-patrizia.html
La poetica di Patrizia Stefanelli, nella sua sorprendente musicalità, potrebbe definirsi una forma di religione della parola. Si tratta, infatti, di una forma di lirismo puro, così assoluto da apparire perfino astratto. La sua astrazione, il modo uniforme, originale di fare versi, trasformano in poesia ogni elemento, ogni sentimento, come se la realtà cessasse di esistere e ne prendesse il posto una nebbia luminosa, un'ombra dalla cadenza fascinosa: “Abitami come fa la luce che gioca, tra le tende del sole con le foglie ad annuire alle persiane". In lei si realizza l'idea evolutiva della poesia, intesa come avventura, come intento di mettersi ogni volta in gioco, appropriandosi di uno stile sempre in movimento, mai raggiunto una volta per tutte. Patrizia è ispirata in ogni suo verso: "Chiamami al sogno Verdemare, prendi la luna, dalle gelsi in dono...", ma possiede il dono di una grande sapienza stilistica, che sa dosare con rara abilità. La lirica "Sui cigli delle viole" si potrebbe definire anche un testo - donna, ovvero concepito al femminile. La poetessa ha soffio d'amore, di un amore che nulla concede al banale, al quotidiano, che è invito, calore, eros sublimato, sogno, luce: "Abitami i giorni a venire, quelli passati, abitami il dolore... " Credo che la nostra Autrice possa considerarsi una delle voci più rappresentative del nostro secolo, atta a trascinarci, sulla cresta dei versi verso la poesia del futuro. Maria Rizzi